Sanificazione stabile

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La convivenza di più individui negli stessi luoghi facilita il rischio di contrarre infezioni crociate. E’ questa la ragione per la quale, in particolari circostanze, per prudenza più che per pericolo imminente, vanno progettati interventi di sanificazione straordinari.

Il grande limite della quotidiana sanificazione ambientale è la resistenza degli agenti patogeni agli antibiotici, ma ancor di più la scarsissima attività biocida nel tempo che non è mai superiore ai 20 minuti.

E’ soprattutto in queste circostanze che va eseguito un intervento di sanificazione straordinario che abbia la capacità di generare un film di sanificante naturale che non faccia aderire alla superficie nè batteri, nè virus ovvero che trasformi in igiene stabile quella che tale non è. La stabilizzazione del disinfettante è una procedura a carattere straordinario da utilizzare in particolari situazioni, adottata nel nostro Paese per la prima volta dalla Servizi Speciali.

Anche se è già comprensibile, ci preme sottolineare che l’intervento di sanificazione stabilizzante non è una medicina che guarisce, ma è soltanto un importante ed unico scudo che ci permette di toccare ogni cosa senza il remoto rischio di contaminazioni crociate.

E’ nostra convinzione tuttavia che anche laddove si ritenesse “esagerato” adottare particolari misure di sicurezza, la prudenza non è mai troppa.

Comparazione:

  • Attività biocida di un sanificante passato sulle superfici con panni o spruzzatori = 20/30’.
  • Attività biocida del disinfettante presidio medico-chirurgico atomizzato con sistema elettrostatico su superfici = 15/20 giorni.

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Bonifica sì, bonifica no

I canali degli impianti aeraulici vengono generalmente sottoposti a bonifica – operazione dal costo rilevante – perché la videoispezione eseguita ha segnalato all’interno delle condotte la presenza di polveri.

Questa evidenzia, tuttavia, anche se suggestiona, non deve assolutamente preoccupare quando la concentrazione delle polveri registrata non supera il valore soglia di 1 g/m2 – limite riconosciuto dallo standard internazionale NADCA.

Infatti, soltanto quando la contaminazione è superiore a 1g/m2 allora sì che le condotte aerauliche vanno bonificate. Questa situazione, tuttavia, non è frequente.

C’è da chiedersi: i canali vanno puliti (e quindi sottoposti a spazzolatura e successiva aspirazione) anche se, all’interno delle condotte, la concentrazione del particolato è inferiore a 1 g/m2 ma si riscontra la presenza di microrganismi patogeni che impone la sanificazione?

A tal proposito, la nostra è una di quelle aziende che ritengono che la bonifica vada eseguita anche se la concentrazione riscontrata delle polveri è inferiore al valore soglia ma si attesti parallelamente la presenza di microrganismi patogeni.

In conclusione: un check up almeno annuale si traduce in prevenzione effettiva e permette di evitare interventi ingiustificati, dispendiosi ed inutili.

E gli inquinanti ci chiedono “È permesso?”

Le possibili vie di interazioni tra l’uomo e gli inquinanti

Sin da piccoli, siamo stati abituati all’idea che il nostro organismo fosse abitato da minuscole persone: tutte con uno stesso scopo, quello di far funzionare correttamente la macchina perfetta, il corpo umano.

Nell’immagine sono rappresentati i globuli bianchi, i “poliziotti” del nostro organismo. I globuli bianchi, insieme agli altri componenti del sistema immunitario, intervengono ogni qualvolta si intrufola nel nostro organismo qualche ospite indesiderato.

Ma chi sono questi ospiti indesiderati?

Abbiamo tre tipi di “disturbatori”: gli inquinanti chimici, biologici e quelli fisici.

Tutte queste sostanze possono, direttamente o indirettamente, costituire un pericolo per la salute dell’uomo.

Di inquinanti ce ne sono davvero tanti.

Tralasciando gli inquinanti di tipo fisico, meritevoli di un discorso a parte, illustreremo il modo con gli inquinanti, chimici o biologici, possono arrivare nel nostro corpo.

Il nostro organismo può essere definito come un complesso sistema di barriere, sistema che alcune volte, però, è fallibile.

La prima via di ingresso è la via dell’ingestione. Quello che noi mangiamo potrebbe diventare il veicolo con cui gli inquinanti possono farci visita.

La seconda via è quella del contatto, reso possibile grazie al derma, cioè la pelle: specie se lesionata, l’ingresso del microrganismo è facilitato. Anche le mucose, come ad esempio quella orale o oculare, diventano porte d’accesso per i patogeni.

La terza modalità è la via inalatoria.

Il respirare, un’azione così semplice, primordiale, può diventare un’azione pericolosa. Quando respiriamo, le nostre vie aeree sono percorse da un insieme di possibili pericoli e si determinano così principalmente danni a livello del sistema respiratorio.

L’evoluzione ha permesso che il nostro sistema respiratorio funzionasse come un grande setaccio, in grado di escludere particelle più grossolane e di far passare quelle più piccole.

Minore è infatti il diametro delle particelle inalate maggiore sarà la profondità raggiunta a livello dell’albero respiratorio. In definitiva, più in profondità arrivano, maggiori sono i danni.

L’aria inquinata rappresenta un problema allarmante.

Molto spesso ci si sofferma a pensare alle conseguenze dell’aria contaminata presente all’esterno, sottovalutando o ignorando i rischi del respirare aria respirata negli spazi indoor, cioè negli spazi confinati.

Nel 2000, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha redatto il documento del “The Right to Healthy Indoor Air”, riconoscendo così l’aria indoor salubre come un diritto fondamentale per l’uomo.

Ma quando possiamo definire l’aria indoor un’aria di qualità? Quali sono gli elementi che contribuiscono ad una sensibile riduzione della qualità dell’aria indoor?

La risposta sarà nel prossimo articolo.