Biopulizia: una pulizia diversa è possibile

Una alternativa ai tradizionali metodi di pulizia con disinfettanti e detergenti esiste, si chiama biopulizia: è più efficace, più sicura e anche più conveniente del vecchio sistema.

Servizi Speciali_slide-04Siamo tutti persuasi che non esista una alternativa valida al tradizionale metodo di pulizia basato su disinfettanti e detergenti. Una convinzione ben radicata nell’opinione pubblica e nella popolazione supportata dalle campagne pubblicitarie delle grandi aziende del settore. Invece una alternativa ai tradizionali prodotti pulenti c’è, esiste, e si chiama biopulizia: l’innovativo sistema di sanificazione che impiega soluzioni probiotiche ed  esclude l’utilizzo di sostanze chimiche. Parliamo di una vera e propria rivoluzione anche culturale che comporta l’accettazione di una nuova filosofia dell’igiene ambientale.

Perché scegliere la biopulizia? Prima di tutto perché un sistema sicuro e senza rischi per la salute: i nuovi prodotti sono infatti a base di probiotici, microrganismi anallergici che contrastano in maniera naturale i batteri potenzialmente patogeni. Sono già ampiamente utilizzati nell’alimentazione umana e animale e in preparazioni farmaceutiche. In secondo luogo è nettamente più efficace e costante nel tempo, infatti la riduzione della carica batterica potenzialmente patogena non è temporanea ma si prolunga nel tempo grazie alla biostabilizzazione: le spore del genere Bacillus presenti nel prodotto agiscono anche molte ore dopo l’applicazione.

Ma non è finita qui: la biopulizia, come suggerisce il nome stesso, è ecologica perché non vengono utilizzati prodotto chimici inquinanti: i probiotici sono microrganismi naturali e le spore del genere Bacillus sono biodegradabili. Infine il nuovo sistema risulta più conveniente di quello tradizionale: bastano poche gocce di prodotto in un litro di acqua per sanificare 120mq. È sufficiente un solo prodotto per tutte le superfici e grazie all’effetto a lungo termine si riduce il numero di interventi e le ore di lavoro.

 

Casi di legionella a Macerata: due donne fuori pericolo

L'ospedale di Macerata

Due donne, entrambe con meno di 35 anni, hanno contratto il batterio della legionella e nei giorni scorsi sono state ricoverate nell’ospedale di Macerata. Adesso entrambe stanno bene e sono fuori pericolo.

L'ospedale di Macerata
L’ospedale di Macerata

Due casi di legionella nelle ultime due settimane a Macerata, nelle Marche. Si tratta di due giovani donne, entrambe con meno di 35 anni, ricoverate nel reparto di Pneumologia dell’ospedale di Macerata. Per fortuna le due ragazze adesso stanno bene e una è stata già dimessa.

Normale amministrazione, fanno sapere dalla direzione dell’ospedale: è infatti normale riscontrare alcuni casi di legionellosi nell’arco di un anno. Inedito è, però, il periodo. Solitamente i mesi più a rischio sono quelli primaverili o estivi; questi batteri, infatti, sono per lo più presenti negli ambienti acquatici, naturali e artificiali, particolarmente nelle acque stagnanti o in siti che presentano incrostazioni o sedimenti i vario genere e si sviluppano a determinate temperature. 

Probabile che ci sia quindi una correlazione con l’anomalia termica registrata negli ultimi mesi, in particolare invernali, con novembre e dicembre entrambi chiusi con temperature sopra la media stagionale di diversi gradi.

La pulizia tradizionale: un sistema dannoso e inefficace

Da anni siamo convinti che il sistema di pulizia tradizionale garantisca una igiene efficace e sicura, ma non è così: detersivi e disinfettanti in realtà sono dannosi per la salute e per l’ambiente.

servizispeciali_puliziaÈ convinzione comune che il sistema di pulizia tradizionale garantisca una igiene efficace e duratura. È un pensiero ormai radicato e accettato passivamente anche grazie a campagne pubblicitarie fuorvianti e martellanti. Ma la verità è un’altra: i prodotti con cui siamo abituati a pulire le nostre case sono dannosi per la salute oltre che totalmente inefficaci.

A confermarlo è la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che in un suo report ha definito l’attuale sistema di pulizia come “fermo al secolo scorso”.  Non solo: l’uso indiscriminato di detersivi e disinfettanti sarebbe la causa principale dell’inquinamento chimico ambientale.

Il pericolo per la salute è altissimo: detersivi e disinfettanti rilasciano i Voc (composti organici volatili irritanti) e possono contenere sostanze cancerogene come il toluene e la formaldeide, causa di reazioni cutanee, emicranie, allergie e asma. Le sostanze utilizzate nei traduzionali prodotti pulenti, inoltre, contengono tensioattivi, molecole scarsamente biodegradabili, che una volta accumulate nei grandi serbatoi naturali formano un velo sulla superficie dell’acqua che ostacola lo scambio di ossigeno con l’atmosfera.

Come se non bastasse, il metodo di pulizia tradizionale garantisce una pulizia apparente e una durata limitata. L’efficacia biocida si esaurisce nell’arco di 20 minuti a cui segue una proliferazione batterica ancora più aggressiva perché i residui delle sostanze chimiche rappresentano un ottimo substrato per la crescita microbica. Inoltre il vecchio sistema risulta più costoso perché serve un prodotto per ogni superficie, un maggior numero di interventi e quindi più ore di lavoro per garantire una igiene accettabile.

Il rischio infettivo nei mezzi di trasporto

Autobus e treni rappresentano i mezzi di trasporto più esposti a rischio di contaminazione batterica, rivelandosi un potenziale veicolo di infezione. Occorrono interventi programmati e mirati.

Servizi Speciali_slide-41 La mole di viaggiatori che ogni giorno utilizza i mezzi di trasporto nelle nostre città, rende sempre più difficile la gestione del rischio igienico-sanitario all’interno soprattutto di autobus e treni ma non solo. Il problema della contaminazione dei mezzi di trasporto, più volte portato alla ribalta dagli organi di stampa, rappresenta un’autentica minaccia per decine di migliaia di persone esposte a colonie di batteri di ogni tipo. Le società di trasporto, evidentemente poco consapevoli dei rischi derivanti da una inesistente o scorretta igienizzazione dei mezzi, ignorano la presenza di aziende specializzate in grado di offrire un servizio che non si limiti alla mera pulizia, ma garantisca quello standard di salubrità sulla base di parametri scientifici e con l’assistenza di microbiologi e igienisti.

Bisogna agire quindi con interventi mirati: bonifica ambientale, previa analisi preliminare dei ceppi batteriologici presenti negli ambienti, con successiva certificazione del buon esito dell’intervento attraverso il rilascio di apposite vetrofanie che certifichino l’esito della sanificazione. Ulteriori interventi e analisi – avvalorati da risultati di laboratori accreditati – vanno eseguite anche per la prevenzione dalla Legionella.

Un’approssimativa sanificazione delle superfici delle carrozze e degli autobus provoca la proliferazione di: Stafilococchi aureus, Streptococchi fecali, Enterobatteri, Aspergillus spp., Pediculus capitis, allergeni indoor della polvere (acari e zecche, muffe, blatte). Effetti sulla salute: infezioni batteriche (scarlattina, otiti, faringiti), infezioni virali (varicella, morbillo, rosolia, parotite, influenza, mononucleosi, raffreddore), allergie, scabbia, elmintiasi, dermatosi, pediculosi. Impianti di condizionamento ed impianti idrici in cattivo stato di manutenzione potrebbero generare: muffe, funghi e batteri (responsabili di malattie allergiche quali l’alveolite allergica estrinseca e l’asma bronchiale). Legionella, responsabile della cosiddetta “Sindrome del Legionario” o Legionellosi (l’infezione può rimanere asintomatica o presentarsi con una forma simil-influenzale “Febbre di Pontiac”. Nei casi più gravi può provocare una grave polmonite a mortalità elevata).

Rischio legionella a scuola: come prevenirlo?

A scuola molto spesso il problema della legionella viene sottovalutato. Occorrono invece azioni preventive per evitare la diffusione del batterio in uno degli ambienti più delicati per bambini e ragazzi.

Una classe a scuola
Una classe a scuola

La legionellosi rappresenta un problema spesso poco considerato nelle valutazioni del rischio biologico di un Istituto Scolastico e in molti casi non vengono prese le misure necessarieper ridurre il rischio di diffusione di questo batterio.

Le legionelle sono batteri che possono essere presenti negli habitat acquatici caldi (come i serbatoi di acqua): si riproducono tra 25 e 42°C, ma sono in grado di sopravvivere in un range di temperatura molto più ampio, tra 5,7 e 63°C. Le legionelle, ove presenti, possono dar luogo ad una malattia infettiva grave a letalità elevata, che si può manifestare sia in forma di polmonite, sia in forma febbrile extrapolmonare.

Le condizioni più favorevoli alla loro proliferazione sono: condizioni di stagnazione; presenza di incrostazioni e sedimenti; biofilm (aggregati costituiti da altri batteri, alghe, polimeri e sali naturali); presenza di amebe. L’unico serbatoio naturale di Legionella è l’ambiente (ambienti lacustri, corsi d’acqua, acque termali, ecc.) e da qui il batterio passa nei siti che costituiscono il serbatoio artificiale (acqua condotta cittadina, impianti idrici dei singoli edifici ecc.).

Per prevenire situazioni favorevoli alla diffusione del batterio occorre porre in essere sugli impianti presenti nell’edificio scolastico gli interventi di manutenzione periodica come: effettuare regolarmente la decalcificazione dei rompigetto dei rubinetti; svuotare, disincrostare e disinfettare almeno due volte l’anno i serbatoi di accumulo dell’acqua calda compresi gli scalda acqua elettrici; mantenere una temperatura dell’acqua calda superiore ai 50°/55°C; provvedere alla manutenzione degli impianti di condizionamento dell’aria provvedendo alla regolare pulizia e disinfezione dei filtri; far scorrere l’acqua dai rubinetti delle docce, lavabi etc per alcuni minuti prima dell’uso, in caso di mancato utilizzo per alcuni giorni.

Casi di legionella in aumento nell’Unione Europea

Il batterio della legionella

Nell’ultimo anno, nell’Unione Europea, i casi di Legionella sono nettamente aumentati. Francia, Germania, Italia, Portogallo e Spagna rappresentavano il 74% di tutti i casi.

Il batterio della legionella
Il batterio della legionella

La legionella resta un problema di primo piano, in Italia ma non solo. I casi infatti sarebbero in forte aumento anche fra tutti gli stati dell’Unione europea, mai stati così tanti dal 2014. I dati sono riportati dal report dell’ ECDC (European Centre for Disease Prevention and Control) sulle malattie infettive.

Secondo l’Agenzia della UE impegnata nelle procedure di campionamento, monitoraggio e prevenzione con l’obiettivo di rafforzare le difese dell’Europa contro le malattie infettive, i casi di legionellosi sono in aumento non perché la legionella sia diventata più pericolosa, ma perché sono migliorati gli strumenti diagnostici.

Francia, Germania, Italia, Portogallo e Spagna rappresentavano il 74% di tutti i casi. Le principali caratteristiche dei casi segnalati nel 2014 erano molto simili a quelli segnalati negli anni precedenti: la maggior parte dei casi sono sporadici e la malattia ha interessato principalmente i maschi più anziani. Nel 2014, sono stati segnalati 953 casi di malattia del legionario (TALD) a viaggi-collegati, il 21% rispetto al 2013. Questo è in linea con il tasso di notifica complessivo aumentato per la malattia della Legionella.

La legionella si può trovare ovunque, poichè predilige habitat acquatici caldi, tra i 25 e i 45 gradi. In genere il batterio può colonizzare tutti gli ambienti acquatici artificiali, gli impianti idrici, di umidificazione e condizionamento. Ovunque ci sia acqua calda c’è il rischio di trovare la legionella, ma i luoghi con acqua calda nebulizzata sono i più pericolosi.

Casi di legionellosi sono stati segnalati in ospedali, case di cura, studi odontoiatrici, alberghi, campeggi, impianti termali e ricreativi (palestre, piscine, idromassaggi), giardini e campi da golf con sistemi di irrigazione a spruzzo e/o fontane decorative, navi da crociera. Gli alberghi, per esempio, sono spazi ove nella pressoché generalità dei casi vi sono tali tipi d’impianti o serbatoi. È ovvio che un’adeguata manutenzione può limitare di gran lunga i rischi di proliferazione della legionella. Controlli che non sempre sono puntuali ed efficaci. Ecco perché le autorità sanitarie, specie nei luoghi pubblici o aperti al pubblico, dovrebbero aumentare le attività di verifica al fine d’impedire sul nascere l’eventuale diffusione della temibile infezione.

Morte per legionella: due condanne in primo grado

Medici sotto accusa a Ferrara

I fatti risalgono all’ottobre del 2011: due medici sono stati ritenuti colpevoli in primo grado della morte di un’anziana deceduta per legionella all’ospedale Sant’Anna di Ferrara.

Medici sotto accusa a Ferrara
Medici sotto accusa a Ferrara

Si è conclusa con due condanne a otto mesi di reclusione (con sospensione della condizionale) il processo in primo grado per due medici accusati della morte di una paziente dell’ospedale Sant’Anna di Ferrara, deceduta a 71 anni a causa di un’infezione di legionella.

I fatti risalgono al 2011: la 71enne si fece ricoverare il 19 agosto a Cento per una cardiopatia, per poi essere trasferita sette giorni dopo al Sant’Anna. La donna, secondo la procura, diede segnali di miglioramento fino ai primi giorni di ottobre, quando cominciò ad accusare notevoli difficoltà respiratorie e fu trasferita nel reparto di rianimazione. Il decesso avvenne il 7 ottobre.

Il tribunale ha dovuto infatti chiarire quali fossero le misure di prevenzione in vigore al Sant’Anna, oltre che accertare quale ceppo batterico fosse stato rilevato nel sangue della donna e le quantità riscontrate nelle acque dei rubinetti e dei sanitari dell’ex ospedale.

A dare la svolta all’inchiesta sono state anche le indagini dell’avvocato dei familiari della vittima, il cui consulente tecnico ha confermato il ‘nesso causale’ tra la morte della donna e l’infezione di legionella riscontrata nel suo sangue in seguito al decesso in particolare per le tempistiche con cui avvennero i fatti: la 71enne infatti fu ricoverata per oltre un mese al Sant’Anna e secondo procura e parte civile i primi sintomi della legionella, nel caso fosse stata contratta all’esterno dell’ospedale, si sarebbero dovuti palesare assai prima. Un punto questo contrastato dagli avvocati dei due medici  i cui consulenti hanno sostenuto che il tempo di incubazione della legionella può toccare anche i sei mesi.

Alba: completata l’evacuazione del carcere

Il carcere di Alessandria

Dopo i tre casi di legionella, è scattato lo sfollamento del carcere “Giuseppe Montalto”: 122 detenuti sono stati trasferiti in altre strutture vicine. Disposta la bonifica dell’impianto idrico.

Il carcere di Alessandria
Il carcere di Alessandria, una delle strutture che ospiteranno i detenuti

È stato completato ieri il trasferimento dei detenuti del carcere di Alba dopo l’allarme legionella dei giorni scorsi. Si tratta di 122 detenuti (fra cui 21 collaboratori di giustizia) e un altro centinaio di agenti di polizia penitenziaria, tutti distribuiti nelle strutture di Alessandria, Cuneo, Fossano, Saluzzo e Vercelli.

Tra la fine del 2015 e i primi giorni di gennaio, infatti, sono stati ben quattro i casi di legionella riscontrati nella casa circondariale. Di questi un detenuto condannato all’ergastolo sarebbe in gravi condizioni e ricoverato nell’ospedale San Lazzaro in coma farmacologico. Immediatamente era scattata la denuncia del sindacato Seppe che aveva sottolineato come da tempo la situazione sanitaria nel carcere di Alba (ma non solo) fosse critica e quello emerso non era il primo caso di legionella.

Intanto, con un’ordinanza a firma del sindaco di Alba, Maurizio Marello, è stata disposta la bonifica dell’impianto idrico nel carcere cittadino che potrebbe essere all’origine del diffondersi del batterio. Nei giorni scorsi è stato effettuato un sopralluogo da parte dei tecnici dell’amministrazione Penitenziaria per verificare le condizioni dell’istituto e domani, a Torino, il provveditorato s’incontrerà con le organizzazioni sindacali.

legionellosi: due casi sospetti a Zingonia

L'ospedale San Marco di Zigonia

È successo lo scorso novembre: due anziane, già in gravi condizioni, sarebbero morte dopo aver contratto la legionellosi. La procura indaga sulla causa principale dei decessi.

L'ospedale San Marco di Zigonia
L’ospedale San Marco di Zingonia

Due casi sospetti di legionella all’ospedale “San Marco” di Zingonia, nel bergamasco. I fatti risalgono allo scorso novembre: le due donne erano entrambe già in condizioni piuttosto gravi (una delle due era malata di tumore in fase terminale)  e avrebbero entrambe contratto il batterio della legionella in due reparti separati. Nonostante le cure messe in atto per arginare sia l’infezione sia le patologie pregresse, le pazienti sono morte dopo pochi giorni.

Spetterà alla Procura eventualmente accertare se proprio la Legionella sia stata la causa diretta dei due decessi. I due casi sono stati diagnosticati dal personale medico dell’ospedale in seguito alle verifiche abituali a cui vengono sottoposti i pazienti ricoverati che accusano problemi a livello polmonare.

«Come prevedono le linee guida nazionali e regionali per la prevenzione e il controllo della legionellosi – spiega il professor Giancarlo Borra, sovrintendente sanitario del Policlinico all’Eco di Bergamo – i due casi sono stati segnalati all’Asl di Bergamo (ora Ats – ndr). D’intesa con i loro tecnici e con i nostri, sono stati verificati se i sistemi di prevenzione e controllo messi in atto erano conformi con le linee guida. Abbiamo infine deciso di intensificare gli interventi anche con ulteriori misure predisposte per arginare l’eventuale diffusione dell’infezione».

Alba, carcere evacuato per epidemia di legionella

carcere di Alba

Epidemia di legionella nella casa circondariale di Alba, nel cuneese: già 3 casi accertati, di questi uno sarebbe in gravi condizioni. Decisa l’evacuazione della struttura.

La casa circondariale "Giuseppe Montalto"
La casa circondariale “Giuseppe Montalto”

Scatta l’evacuazione del carcere “Giuseppe Montalto” di Alba per una epidemia di legionella. Sarebbero infatti già 3 i casi conclamati, più uno in fase di accertamento. Di questi uno sarebbe in gravi condizioni.

Il Dipartimento di Amministrazione Penitenziara ha quindi deciso di procedere con lo sfollamento, nel più breve tempo possibile, della struttura che ospita attualmente 122 detenuti (di cui 22 collaboratori di giustizia) più 112 poliziotti in servizio per un totale di oltre 234 persone che dovranno essere distribuite nelle strutture più idonee del Piemonte.

A darne notizia è l’Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria per voce del Segretario Generale Leo Beneduci che aggiunge “ci complimentiamo per la tempestività dell’iniziativa assunta dall’Amministrazione Penitenziaria e nel contempo ci auguriamo che analoga sensibilità gli organi penitenziari a partire dal Provveditore Regionale la dimostrino ponendo in essere ogni iniziativa idonea ad alleviare il grave disagio dell’utenza e del personale”.

Soltanto una settimana fa, il 31 dicembre, uno dei detenuti condannato all’ergastolo era stato ricoverato nell’Ospedale San Lazzaro di Alba in coma farmacologico proprio perchè affetto da legionella. A comunicarlo era stato il sindacato Seppe che aveva immediatamente lanciato l’allarme legionella. Non era infatti il primo caso: già in precedenza uno dei detenuti e un polizzioto avevano contratto il batterio.