Acqua, una faccenda tutt’altro che trasparente

Da sempre artisti e poeti usano l’acqua come elemento evocativo nelle loro opere. L’acqua è, ad esempio, usata come metro di paragone per stabilire la purezza di una persona.

“Sei trasparente come l’acqua” è  tra i complimenti migliori che possiamo ricevere oggi giorno.

In effetti, trasparente, inodore ed incolore sono i canoni che persino i chimici attribuiscono all’acqua.

L’acqua è davvero fondamentale per la nostra sopravvivenza. Moltissimi momenti della nostra giornata sono scanditi dal suo utilizzo: lavarsi la faccia di primo mattino, lavarsi le mani prima di mettersi a tavola, cucinare, farsi la doccia prima di andare a letto.

L’acqua è così parte integrante della nostra quotidianità che difficilmente riusciremmo a pensare ad una giornata senza usarla.

La Legionella è un batterio ubiquitario, in grado di stare praticamente ovunque che merita l’appellativo di batterio idrico: dove c’è acqua c’è – probabilmente – anche lei.

Da dove arriva?

E’ un batterio la cui comparsa sulla Terra si perde nella notte dei tempi e molto probabilmente avrà accompagnato l’uomo nel percorso evolutivo, vivendo e proliferando nei laghi, nei fiumi, nei bacini e in tutti i serbatoi naturali dal quale – grazie ad una delle invenzioni più strabilianti della storia, gli acquedotti– l’uomo ha iniziato a trasportare acqua fino a dentro i propri ambienti.

Se la Legionella nel fiume o nel lago nelle sue bassissime concentrazioni non ci deve spaventare in alcun modo, dovremmo iniziare a preoccuparci se nel nostro impianto idrico – nei serbatoi e nelle condotte – il batterio trovasse propizie condizioni per replicarsi e fare così accrescere le proprie concentrazioni.

 

Ha il giusto nutrimento? Ha adeguato ossigeno? Vive ad una giusta temperatura?

Se si risponde in modo affermativo alle domande qui riportate, potremmo dire che siamo più che certi che il batterio possa proliferare in modo esponenziale fino a raggiunge il valore di 10.000 ufc/l, valore indicato dalle Linee Guida del 7.5.2015 per sancire una “contaminazione massiva” dell’impianto idrico.

Cosa fare allora per fare un’adeguata prevenzione?

La prima cosa da fare è controllare se c’è contaminazione delle acque: solo così si può stabilire la giusta strategia da mettere in atto.

Eseguire le analisi microbiologiche per la determinazione e la quantificazione del batterio Legionella è il primo passo da intraprendere per proteggersi e difendersi da questo pericolo che silente arriva nelle nostre case, nei nostri uffici, nelle nostre scuole e che – stando a quanto riportano le recenti statistiche – miete un numero sempre maggiore di vittime.

 

 

Tra i banchi di scuola un diritto negato

Da qualche giorno, le campanelle nelle scuole della nostra regione hanno ripreso a suonare e migliaia di alunni sono rientrati in aula.

Volti felici, sereni, pronti ad apprendere nuovo sapere. Ma sono davvero sicuri i nostri bambini quando vanno a scuola? C’è un’insidia che si nasconde tra i banchi di scuola, un’insidia non ancora conosciuta, evidenza questa spiegabile attraverso la scarsa informazione.

L’acqua – impiegata per uso igienico – utilizzata per lavarsi le mani o il viso, potrebbe essere contaminata dal batterio Legionella, un batterio pericoloso, capace di provocare un’importante patologia, la legionellosi.

La Servizi Speciali srl è una delle tante aziende che – da anni ormai – si occupa di prevenzione dal rischio Legionella. Poco prima che le maestre si siedano in cattedra, l’azienda si reca puntualmente dagli amministratori dei Comuni della Puglia per parlare con loro del problema Legionella, dei rischi per la salute dei più piccoli e delle misure preventive che possono essere attuate.

Davanti a tutto ciò, la risposta che ci viene data è quasi sempre la stessa. Ci si nasconde dietro la mancanza di fondi e si lasciano le cose così come sono, senza far nulla di concreto per i piccoli, i futuri cittadini.

Non bisogna fare però di tutt’erba un fascio e dire che ci sono alcuni Comuni che si mostrano attenti alla nostra iniziativa e sensibili alla problematica.

 

 

Bari, Rutigliano e Monopoli: amiamo definirli comuni virtuosi perché puntualmente, prima dell’inizio dell’anno scolastico, richiedono ad aziende specializzate servizi di bonifica degli impianti idrici. Sono virtuosi perché, pur non vivendo una situazione economicamente florida, riescono ugualmente a reperire fondi; riescono, quindi, a fare in modo che i piccoli godano di un diritto fondamentale, quello di trascorrere nella più ferma tranquillità le ore passate a scuola.

Oltre a questo, agli amministratori dei comuni virtuosi si riconosce una grande dote: la sensibilità e la straordinaria attenzione rivolta ai bambini e verso il problema.

Con la salute dei piccoli non si scherza mai.

A maggior ragione quando si sa che sono proprio i bambini le principali vittime preferenziali della Legionella; tra loro si registrano casi di legionellosi, una forma di polmonite determinata dal batterio – in alcuni casi letale.

Alla scoperta dell’aria che respiriamo

“Giornalmente inaliamo circa 50 µg di materiale vivente costituito principalmente da spore e pollini, ma anche batteri, virus, acari, ecc.”

A riferirlo è il dottor Giuseppe Carretta, micologo e professore emerito presso la Facoltà di Scienze dell’Università di Pavia.

50 µg può sembrare una quantità irrisoria ma in realtà è una vera e propria sfida per il nostro sistema respiratorio, impegnato a ripulire l’aria inalata da quanto l’accompagna. Il sistema respiratorio serve proprio a questo: a proteggerci dai possibili pericoli che si celano dentro l’aria che respiriamo.

I principali contaminanti dell’aria sono le spore fungine: sono definiti principali perché sono i più abbondanti e ritrovano in grandi quantità sia negli ambienti esterni che in quelli interni.

Le spore fungine rappresentano lo strumento fondamentale per la riproduzione e per la diffusione dei funghi.

Delle spore fungine, studiate nell’ambito dell’aerobiologia – la “biologia dell’aria”, ce ne sono alcune innocue per l’uomo, altre invece che sono responsabili di gravi infezioni.

Dietro ai sempre più frequenti casi di allergie, di riniti e di asma – quest’ultima riconosciuta malattia sociale, si ritiene ci siano proprio le spore fungine.

Spore di Alternaria spp.

Nell’aria che respiriamo, sono presenti la maggior parte dei funghi. Alternaria, Aspergillus, Cladosporium e Penicillium sono solo alcuni esempi e sono, allo stesso tempo, le specie che causano più problemi alla salute dell’uomo.

Quando le spore vengono inalate, vengono veicolate lungo tutto il tratto respiratorio: alcune vengono trattenute e distrutte, altre riescono a penetrare.

Immediatamente si scatenano risposte allergiche spiegate dall’inalazione delle stesse spore.

Possono, però, manifestarsi patologie ben più serie se ipotizzassimo che l’esposizione fosse ripetuta nel tempo: aspergillosi broncopolmonare allergica, alveoliti o pneumopatie.

Aspergillus fumigatus

Tra le specie fungine, è inevitabile non citare l’Aspergillus.

Negli ultimi tempi è diventato tristemente famoso perché riscontrato in numerosi casi di patologie broncopolmonari.

Le spore fungine, di recente, sono state incluse tra gli agenti responsabili della Sick Building Syndrome (SBS), la sindrome dell’edificio malato.

Sono intuibili le conseguenze per la salute di chi trascorre la propria giornata in ambienti confinati, caratterizzati magari da uno scarso riciclo di aria, dove la climatizzazione è affidata ad impianti aeraulici contaminati.

Legionella, il pericolo è a portata di naso

La Legionella negli ultimi anni è diventata una vera e propria star mediatica e di lotta alla Legionella se ne parla continuamente. Si parla del pericolo Legionella principalmente nelle reti idriche: questo batterio, insieme ad altri, può proliferare sotto una “coperta” detta biofilm. La “coperta” è però fragile e che da un momento all’altro potrebbe ledersi e permettere così la fuoriuscita del batterio e la sua dispersione nell’acqua.

Quello che non tutti sanno è che la Legionella pneumophila – meglio chiamarla con nome e cognome – può ritrovarsi anche negli impianti aeraulici.

Questo avviene quando i sistemi aeraulici, predisposti per il condizionamento dell’aria, non sono sottoposti corretta manutenzione sanitaria.

Da letteratura si sa che la Legionella predilige ambienti caldi ed umidi. Temperatura ed umidità fanno sì che gli impianti aeraulici siano ambienti favorevoli alla crescita e alla proliferazione del batterio. Ecco spiegata la contaminazione microbiologica degli impianti.

I primissimi studi sulla Legionella pneumophila nei panni di inquinante di natura biologica negli spazi confinati furono proprio eseguiti sugli impianti di climatizzazione.

La lente di ingrandimento fu puntata verso i sistemi di deumidificazione , le torri di evaporazione e i sistemi di raffreddamento.

Di certo, oggi si sa che ci sono zone dell’impianto di condizionamento – dove si registra l’accumulo e il ristagno di acqua – maggiormente soggette a contaminazione da Legionella pneumophila.

In questi punti critici va incentrata l’attività di sorveglianza e va eseguita una manutenzione periodica.

La contaminazione non è limitata a questi punti: se viene evidenziata la presenza di Legionella pneumophila, è facile ipotizzare che il batterio possa spostarsi e proliferare indisturbato altrove, a patto che trovi le giuste ed adeguate condizioni per sopravvivere.

La Legionella non è però il solo problema delle condotte aerauliche.

Chissà quali inquinanti microbiologici popolano questa condotta?

 

Malato l’edificio, malati noi

Può ammalarsi un edificio? E un edificio malato può far ammalare quanti lo abitano?

Possono sembrare domande bizzarre, ma entrambe hanno una risposta affermativa.

Da piccoli ci hanno insegnato che stare al chiuso rappresentava essere la strategia più giusta per non ammalarsi. Niente di più sbagliato, ci si ammala anche stando a casa, in ufficio, al cinema o in un ristorante: le aree delimitate da quattro mura possono essere inquinate tanto quanto gli spazi aperti – anzi sicuramente anche di più.

Un’istituzione autorevole come l’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, negli ultimi anni, ha raccolto dati ed informazioni interessanti sulla Sick Building Syndrome, la Sindrome dell’Edificio Malato.

Definita appena 20 anni fa, è tra i quadri clinici più complessi, per questo motivo risulta essere al contempo anche più difficile da diagnosticare.

Perché?

La Sindrome dell’Edificio Malato non ha una singola causa ma può presentarne di diverse. Non ci esistono sintomi esclusivi della Sindrome dell’Edificio Malato: si tratta di sintomi vari ed aspecifici.

Un esempio classico: il mal di testa, chiamata dai medici cefalea. Ѐ tra le più frequenti malesseri che accompagnano i lavoratori nella loro giornata. I ripetuti attacchi di mal di testa danneggiano la vita familiare, sociale ma soprattutto lavorativa di chi ne è affetto.

Si stima che in Europa il mal di testa comporti un danno economico di circa 27 miliardi di euro all’anno, determinati dalla ridotta produttività e dai giorni di lavoro persi.

Nella tabella, non affatto esaustiva, troviamo i sintomi più frequenti riconducibili alla Sindrome dell’Edificio Malato.

Parti del corpo interessate

Sintomi

APPARATO VISIVO

Secchezza dei bulbi oculari, bruciore, prurito, rossore, congiuntiviti

APPARATO RESPIRATORIO

Difficoltà respiratoria, occlusione nasale, gola secca, irritazioni delle vie aeree superiori, tracheiti e bronchiti, asma

CUTE

Eritemi, dermatiti, secchezza, prurito

A LIVELLO GENERALE

Cefalea, difficoltà di concentrazione, ridotta capacità lavorativa, sonnolenza, nausea, senso di astenia

 

Appare chiaro come gli spazi chiusi possono far ammalare le persone perché non sempre possono definirsi ambienti salubri.

Un tratto caratteristico della Sindrome dell’Edificio Malato è che la maggior parte dei sintomi svanisce o si affievolisce allontanandosi dal luogo.

Unico è il caso della “malattia dei 5 giorni“, chiamata così perché per 5 giorni, dal lunedì al venerdì, il lavoratore sta male, costretto a lavorare in un ambiente malsano, dove respira aria contaminata. Nel fine settimana, lontano dal proprio ufficio, le sue condizioni di salute migliorano notevolmente.

Siamo quindi sicuri che il mal di testa di cui soffri da giorni, il rossore dei tuoi occhi, la tua poca concentrazione quando ti accomodi alla tua scrivania non siano determinati dalla bassa qualità dell’aria respirata nel tuo ufficio?

L’essenziale è invisibile agli occhi

“L’essenziale è invisibile agli occhi”.

Ѐ una celebre frase tratta dal capolavoro letterario di Antoine de Saint-Exupéry, “Il piccolo principe”.

Questa espressione è ormai largamente spesa in diversi ambiti. Ci fa riflettere sul fatto che a volte le cose che veramente contano per ciascuno di noi sono in realtà le cose più semplici, quelle invisibili ai nostri occhi.

Un po’ come l’aria, essenziale per la nostra vita, ma invisibile agli occhi.

Diverse possono essere le insidie celate nell’aria che respiriamo quotidianamente, soprattutto se parliamo di aria indoor.

L’aria fronteggia due diverse problematiche: la contaminazione chimica e la contaminazione microbiologica. Questa distinzione è possibile farla se consideriamo la natura del contaminante che “sporca” l’aria.

Della contaminazione chimica ci siamo occupati nel precedente articolo, mentre la contaminazione microbiologica può essere considerata corresponsabile dell’evidente riduzione della qualità dell’aria.

Come si spiega la contaminazione microbiologica? Gli impianti aeraulici, per via di loro caratteristiche sia strutturali che funzionali, rappresentano luogo ideale di crescita per diversi microrganismi.

Il problema non è la sola presenza dei microrganismi ma anche la loro proliferazione. In ogni punto dell’impianto, i microrganismi potrebbero trovare condizioni idonee per replicarsi, generando così una minaccia sempre più concreta per la nostra salute.

Le condizioni favorevoli alla crescita e alla proliferazione vengono garantite dal tasso di umidità e dalla temperatura.

Ma quali microrganismi popolano gli impianti aeraulici?

Possiamo imbatterci in batteri, virus o funghi.

Tra i batteri che potrebbero popolare le condotte aerauliche, tanto clamore fa il batterio Legionella. Tanto ma – oseremmo dire – ingiustificato clamore.

Legionella ha come suo habitat primario l’acqua. Pochissimi sono i punti dell’impianto aeraulico in cui c’è acqua, quindi bassissima è la possibilità di incontrare questo batterio. Problema ben più serio è la presenza della Legionella negli impianti idrici.

Ci sono altri numerosi pericoli nascosti nelle condotte aerauliche come alcuni miceti quali Aspergillus spp., Cladosporium spp., Penicillium spp. o altri batteri come Staphylococcus aureus o Pseudomonas aeruginosa.

Questi contaminanti microbiologici determinano numerose patologie riconducibili alla Sindrome dell’Edificio Malato, sindrome che nell’ultimo ventennio ha visto aumentare vertiginosamente il numero delle sue vittime.

Quali sono i meccanismi patologici che si innescano quando respiriamo aria contaminata?

La risposta nel prossimo aggiornamento.

Le insidie nascoste nell’aria che respiriamo

Tra inquinanti chimici e microbiologici, si contano numerose trappole per la nostra salute

La parola contaminazione è ampliamente utilizzata con mille e più sfumature.

Non c’è caso giudiziario in cui, per esempio, non ci sia stata la contaminazione delle prove. Nel mondo della musica si assiste alla contaminazione tra generi musicali, stesso dicasi per la letteratura o le opere d’arte. Comuni problematiche ambientali sono la contaminazione delle falde acquifere, dei terreni o quella radioattiva.

 

Questa parola ha un’etimologia molto remota e per questo motivo anche poco certa. Probabilmente deriva da un antico verbo, tamino. Questo verbo significa sporcare, imbrattare, rendere non più pulito.

Ed è proprio questo che fanno i contaminanti: insieme (“con”) sporcano (“taminano”) .

Riferendoci agli impianti aeraulici, la contaminazione può essere di due tipi: possiamo incontrare la contaminazione chimica e quella microbiologica.

Questa distinzione è fatta in relazione alla natura del contaminante che inquina l’impianto.

 

Partiamo con la contaminazione chimica.

Dobbiamo fare i conti con la possibilità che nel nostro impianto ci possa essere un accumulo di particelle. Queste particelle possono provenire dall’ambiente esterno. L’aria, infatti, trattata e gestita dall’impianto, altro non è aria proveniente dall’esterno. Ѐ molto probabile che sia aria sporca, di per sé carica di inquinanti.

L’inquinante può, però, provenire anche dall’interno dell’edificio e questo avviene grazie al ricircolo dell’aria.

 

I più importanti contaminanti chimici sono le polveri sottili: i famigerati PM devono il loro nome alla variante inglese, Particulate Matter; mentre il numero che accompagna la sigla ( PM10, PM5, PM2,5) indica il diametro, espresso in micron (µm), della particella.

Solfuro di carbonio, monossido di carbonio, l’acido solforico, il biossido di zolfo, l’ozono e i composti organici volatili (i più noti VOC), come benzene, toluene, xilene: sono solo alcune delle insidie che possono celarsi all’interno dell’impianto. Da lì, possono disperdersi nell’aria che respiriamo e andare a danneggiare la nostra salute in vario modo.

C’è un altro tipo di contaminanti estremamente pericolosi per la nostra salute. Stiamo parlando dei contaminanti microbiologici.

Ma di questo ne parleremo tra qualche giorno, nel nostro prossimo articolo.

 

 

Il beneficio apparente

L’uso degli impianti di condizionamento dell’aria è prassi quotidiana. Ma siamo veramente sicuri quando li accendiamo?

Era il lontano 1901, quando un giovane ingegnere statunitense, di nome Willis, terminò i suoi studi accademici laureandosi a pieni voti in ingegneria meccanica. Questo giovane promettente, a soli 25 anni, ideò e mise a punto una macchina in grado di ridurre il tasso di umidità e la temperatura in uno spazio chiuso.

Willis Carrier – questo è il suo cognome – è considerato da tutti come il “padre dell’aria condizionata“, una piccola ma fondamentale rivoluzione tecnologica di inizio secolo di cui tutti ancora oggi viviamo l’effetto.

 

Di certo, la macchina ideata da Carrier è ben lontana dagli split, dai fan coil e dagli impianti aeraulici che quotidianamente utilizziamo.

L’idea di fondo, però, di contrastare il tasso di umidità e ridurre la temperatura è rimasta la stessa a distanza di anni.

Il beneficio che ci danno gli impianti aeraulici, impianti che provvedono alla ventilazione, alla climatizzazione e al condizionamento, è in realtà apparente: se guardiamo, infatti, oltre la sensazione di piacevole benessere che ci viene garantita da questi ritrovati tecnologici, scoveremmo non pochi problemi.

Gli impianti aeraulici, stando a quanto riportato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, è in oltre la metà dei casi responsabile della Sindrome dell’Edificio Malato.

 

 

Ampio è il dibattito che vede contrapposti i fautori dell’aria condizionata e chi invece farebbe volentieri a meno di utilizzarla. Ѐ evidente come sarebbe senza ombra di dubbio preferibile aprire la finestra e garantire così il normale ricircolo dell’ aria. Negli ultimi tempi, si sono progettati e costruiti edifici termicamente isolati.

Ecco spiegata la straordinaria e capillare diffusione degli impianti di ventilazione e di condizionamento dell’aria in tantissimi luoghi come cinema, ristoranti, uffici, aziende, banche, ecc.

Non tutti sanno che gli impianti di condizionamento dell’aria sono responsabili del peggioramento della qualità dell’aria negli spazi chiusi.

Ma perché?

Gli impianti, strutturalmente e funzionalmente creati in un certo modo, diventano luogo ideale per  la proliferazione di tutta una serie di microrganismi, potenzialmente pericolosi per la salute dell’uomo. Ogni punto dell’impianto può, inoltre, essere soggetto a contaminazione: alcuni punti particolari sono le UTA (Unità Trattamento Aria), le condotte o i terminali.

La contaminazione microbiologica, insieme a quella chimica, è il motivo per cui gli impianti aeraulici possono diventare molto pericolosi.

Il pericolo si potrebbe avere se non sottoposti a periodica manutenzione. Manutenzione di tipo sanitario e non solo quella tecnica!

Come si spiegano gli eventi di contaminazione? Perché avvengono? Che differenza c’è tra contaminazione microbiologica e chimica?

La risposta nel prossimo articolo.

 

Quando l’aria che respiriamo non è di qualità

“Il paziente dovrebbe avere riposo, cibo, aria fresca ed esercizio fisico: il quadrangolo della salute.”

Queste sono le parole proferite dal medico canadese William Osler, considerato il padre della medicina moderna, vissuto sul finire del XVII secolo. Osler riconosce all’aria respirata un ruolo fondamentale per garantire il benessere ai suoi pazienti.

Oggi si comincia ad avere una particolare attenzione verso quello che respiriamo.

Specie quando ci troviamo in uno spazio chiuso, come il proprio posto di lavoro.

Pur essendo l’aria un qualcosa che non si tocca e della quale non ha immediata percezione, quello della qualità dell’aria sta diventando negli ultimi tempi un problema di estrema attualità.

Ciò si sta verificando perché si iniziano ad avere i primi riscontri di ciò che accade quando si respira aria non di qualità.

Vivere in un ambiente mal sano può portare a serie conseguenze per la salute di chi in quell’ambiente passa gran parte della propria giornata, e in definitiva anche della propria vita.

Secondo alcune stime realizzate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, circa un 30% degli edifici di recente costruzione o comunque recentemente ristrutturati sono frequentati da persone che hanno avuto o che tuttora presentano disturbi legati alla Sindrome dell’Edificio Malato (Sick Building Syndrome).

Questa sindrome, sempre più frequente, è associata a diversi quadri clinici: quelli più comuni prevedono malessere generale, difficoltà di concentrazione, ricorrenti mal di testa, senso di astenia.

La Sindrome dell’Edificio Malato è un problema che riguarda un numero sempre maggiore di persone.

In forte aumento è anche il numero di lavoratori che lamentano malessere quando si trovano sul proprio posto di lavoro.

Ѐ evidente come tutto ciò comporta conseguenze da un punto di vista economico: se il dipendente sta male, la sua produttività diminuisce e parallelamente cresce il numero di giorni passati lontano dalla propria scrivania.

La Sindrome dell’Edificio Malato può ritrovare tra le proprie cause la bassa qualità dell’aria presente e respirata sul posto di lavoro.

Cosa può portare alla riduzione della qualità dell’aria?

Sempre l’OMS ha stimato che circa il 70% dei luoghi pubblici (come aziende, hotel, cinema, ristoranti, banche, ecc.) presentano condizioni igieniche dell’aria pessime. La bassa qualità dell’aria è in circa il 53% dei casi motivati da impianti di condizionamento e di ventilazione dell’aria.

Come mai gli impianti di condizionamento possono compromettere la qualità dell’aria? Come mai hanno una così evidente responsabilità nella Sindrome dell’Edificio Malato?

La risposta nel prossimo articolo.

E gli inquinanti ci chiedono “È permesso?”

Le possibili vie di interazioni tra l’uomo e gli inquinanti

Sin da piccoli, siamo stati abituati all’idea che il nostro organismo fosse abitato da minuscole persone: tutte con uno stesso scopo, quello di far funzionare correttamente la macchina perfetta, il corpo umano.

Nell’immagine sono rappresentati i globuli bianchi, i “poliziotti” del nostro organismo. I globuli bianchi, insieme agli altri componenti del sistema immunitario, intervengono ogni qualvolta si intrufola nel nostro organismo qualche ospite indesiderato.

Ma chi sono questi ospiti indesiderati?

Abbiamo tre tipi di “disturbatori”: gli inquinanti chimici, biologici e quelli fisici.

Tutte queste sostanze possono, direttamente o indirettamente, costituire un pericolo per la salute dell’uomo.

Di inquinanti ce ne sono davvero tanti.

Tralasciando gli inquinanti di tipo fisico, meritevoli di un discorso a parte, illustreremo il modo con gli inquinanti, chimici o biologici, possono arrivare nel nostro corpo.

Il nostro organismo può essere definito come un complesso sistema di barriere, sistema che alcune volte, però, è fallibile.

La prima via di ingresso è la via dell’ingestione. Quello che noi mangiamo potrebbe diventare il veicolo con cui gli inquinanti possono farci visita.

La seconda via è quella del contatto, reso possibile grazie al derma, cioè la pelle: specie se lesionata, l’ingresso del microrganismo è facilitato. Anche le mucose, come ad esempio quella orale o oculare, diventano porte d’accesso per i patogeni.

La terza modalità è la via inalatoria.

Il respirare, un’azione così semplice, primordiale, può diventare un’azione pericolosa. Quando respiriamo, le nostre vie aeree sono percorse da un insieme di possibili pericoli e si determinano così principalmente danni a livello del sistema respiratorio.

L’evoluzione ha permesso che il nostro sistema respiratorio funzionasse come un grande setaccio, in grado di escludere particelle più grossolane e di far passare quelle più piccole.

Minore è infatti il diametro delle particelle inalate maggiore sarà la profondità raggiunta a livello dell’albero respiratorio. In definitiva, più in profondità arrivano, maggiori sono i danni.

L’aria inquinata rappresenta un problema allarmante.

Molto spesso ci si sofferma a pensare alle conseguenze dell’aria contaminata presente all’esterno, sottovalutando o ignorando i rischi del respirare aria respirata negli spazi indoor, cioè negli spazi confinati.

Nel 2000, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha redatto il documento del “The Right to Healthy Indoor Air”, riconoscendo così l’aria indoor salubre come un diritto fondamentale per l’uomo.

Ma quando possiamo definire l’aria indoor un’aria di qualità? Quali sono gli elementi che contribuiscono ad una sensibile riduzione della qualità dell’aria indoor?

La risposta sarà nel prossimo articolo.