Il beneficio apparente

L’uso degli impianti di condizionamento dell’aria è prassi quotidiana. Ma siamo veramente sicuri quando li accendiamo?

Era il lontano 1901, quando un giovane ingegnere statunitense, di nome Willis, terminò i suoi studi accademici laureandosi a pieni voti in ingegneria meccanica. Questo giovane promettente, a soli 25 anni, ideò e mise a punto una macchina in grado di ridurre il tasso di umidità e la temperatura in uno spazio chiuso.

Willis Carrier – questo è il suo cognome – è considerato da tutti come il “padre dell’aria condizionata“, una piccola ma fondamentale rivoluzione tecnologica di inizio secolo di cui tutti ancora oggi viviamo l’effetto.

 

Di certo, la macchina ideata da Carrier è ben lontana dagli split, dai fan coil e dagli impianti aeraulici che quotidianamente utilizziamo.

L’idea di fondo, però, di contrastare il tasso di umidità e ridurre la temperatura è rimasta la stessa a distanza di anni.

Il beneficio che ci danno gli impianti aeraulici, impianti che provvedono alla ventilazione, alla climatizzazione e al condizionamento, è in realtà apparente: se guardiamo, infatti, oltre la sensazione di piacevole benessere che ci viene garantita da questi ritrovati tecnologici, scoveremmo non pochi problemi.

Gli impianti aeraulici, stando a quanto riportato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, è in oltre la metà dei casi responsabile della Sindrome dell’Edificio Malato.

 

 

Ampio è il dibattito che vede contrapposti i fautori dell’aria condizionata e chi invece farebbe volentieri a meno di utilizzarla. Ѐ evidente come sarebbe senza ombra di dubbio preferibile aprire la finestra e garantire così il normale ricircolo dell’ aria. Negli ultimi tempi, si sono progettati e costruiti edifici termicamente isolati.

Ecco spiegata la straordinaria e capillare diffusione degli impianti di ventilazione e di condizionamento dell’aria in tantissimi luoghi come cinema, ristoranti, uffici, aziende, banche, ecc.

Non tutti sanno che gli impianti di condizionamento dell’aria sono responsabili del peggioramento della qualità dell’aria negli spazi chiusi.

Ma perché?

Gli impianti, strutturalmente e funzionalmente creati in un certo modo, diventano luogo ideale per  la proliferazione di tutta una serie di microrganismi, potenzialmente pericolosi per la salute dell’uomo. Ogni punto dell’impianto può, inoltre, essere soggetto a contaminazione: alcuni punti particolari sono le UTA (Unità Trattamento Aria), le condotte o i terminali.

La contaminazione microbiologica, insieme a quella chimica, è il motivo per cui gli impianti aeraulici possono diventare molto pericolosi.

Il pericolo si potrebbe avere se non sottoposti a periodica manutenzione. Manutenzione di tipo sanitario e non solo quella tecnica!

Come si spiegano gli eventi di contaminazione? Perché avvengono? Che differenza c’è tra contaminazione microbiologica e chimica?

La risposta nel prossimo articolo.

 

Quando l’aria che respiriamo non è di qualità

“Il paziente dovrebbe avere riposo, cibo, aria fresca ed esercizio fisico: il quadrangolo della salute.”

Queste sono le parole proferite dal medico canadese William Osler, considerato il padre della medicina moderna, vissuto sul finire del XVII secolo. Osler riconosce all’aria respirata un ruolo fondamentale per garantire il benessere ai suoi pazienti.

Oggi si comincia ad avere una particolare attenzione verso quello che respiriamo.

Specie quando ci troviamo in uno spazio chiuso, come il proprio posto di lavoro.

Pur essendo l’aria un qualcosa che non si tocca e della quale non ha immediata percezione, quello della qualità dell’aria sta diventando negli ultimi tempi un problema di estrema attualità.

Ciò si sta verificando perché si iniziano ad avere i primi riscontri di ciò che accade quando si respira aria non di qualità.

Vivere in un ambiente mal sano può portare a serie conseguenze per la salute di chi in quell’ambiente passa gran parte della propria giornata, e in definitiva anche della propria vita.

Secondo alcune stime realizzate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, circa un 30% degli edifici di recente costruzione o comunque recentemente ristrutturati sono frequentati da persone che hanno avuto o che tuttora presentano disturbi legati alla Sindrome dell’Edificio Malato (Sick Building Syndrome).

Questa sindrome, sempre più frequente, è associata a diversi quadri clinici: quelli più comuni prevedono malessere generale, difficoltà di concentrazione, ricorrenti mal di testa, senso di astenia.

La Sindrome dell’Edificio Malato è un problema che riguarda un numero sempre maggiore di persone.

In forte aumento è anche il numero di lavoratori che lamentano malessere quando si trovano sul proprio posto di lavoro.

Ѐ evidente come tutto ciò comporta conseguenze da un punto di vista economico: se il dipendente sta male, la sua produttività diminuisce e parallelamente cresce il numero di giorni passati lontano dalla propria scrivania.

La Sindrome dell’Edificio Malato può ritrovare tra le proprie cause la bassa qualità dell’aria presente e respirata sul posto di lavoro.

Cosa può portare alla riduzione della qualità dell’aria?

Sempre l’OMS ha stimato che circa il 70% dei luoghi pubblici (come aziende, hotel, cinema, ristoranti, banche, ecc.) presentano condizioni igieniche dell’aria pessime. La bassa qualità dell’aria è in circa il 53% dei casi motivati da impianti di condizionamento e di ventilazione dell’aria.

Come mai gli impianti di condizionamento possono compromettere la qualità dell’aria? Come mai hanno una così evidente responsabilità nella Sindrome dell’Edificio Malato?

La risposta nel prossimo articolo.

E gli inquinanti ci chiedono “È permesso?”

Le possibili vie di interazioni tra l’uomo e gli inquinanti

Sin da piccoli, siamo stati abituati all’idea che il nostro organismo fosse abitato da minuscole persone: tutte con uno stesso scopo, quello di far funzionare correttamente la macchina perfetta, il corpo umano.

Nell’immagine sono rappresentati i globuli bianchi, i “poliziotti” del nostro organismo. I globuli bianchi, insieme agli altri componenti del sistema immunitario, intervengono ogni qualvolta si intrufola nel nostro organismo qualche ospite indesiderato.

Ma chi sono questi ospiti indesiderati?

Abbiamo tre tipi di “disturbatori”: gli inquinanti chimici, biologici e quelli fisici.

Tutte queste sostanze possono, direttamente o indirettamente, costituire un pericolo per la salute dell’uomo.

Di inquinanti ce ne sono davvero tanti.

Tralasciando gli inquinanti di tipo fisico, meritevoli di un discorso a parte, illustreremo il modo con gli inquinanti, chimici o biologici, possono arrivare nel nostro corpo.

Il nostro organismo può essere definito come un complesso sistema di barriere, sistema che alcune volte, però, è fallibile.

La prima via di ingresso è la via dell’ingestione. Quello che noi mangiamo potrebbe diventare il veicolo con cui gli inquinanti possono farci visita.

La seconda via è quella del contatto, reso possibile grazie al derma, cioè la pelle: specie se lesionata, l’ingresso del microrganismo è facilitato. Anche le mucose, come ad esempio quella orale o oculare, diventano porte d’accesso per i patogeni.

La terza modalità è la via inalatoria.

Il respirare, un’azione così semplice, primordiale, può diventare un’azione pericolosa. Quando respiriamo, le nostre vie aeree sono percorse da un insieme di possibili pericoli e si determinano così principalmente danni a livello del sistema respiratorio.

L’evoluzione ha permesso che il nostro sistema respiratorio funzionasse come un grande setaccio, in grado di escludere particelle più grossolane e di far passare quelle più piccole.

Minore è infatti il diametro delle particelle inalate maggiore sarà la profondità raggiunta a livello dell’albero respiratorio. In definitiva, più in profondità arrivano, maggiori sono i danni.

L’aria inquinata rappresenta un problema allarmante.

Molto spesso ci si sofferma a pensare alle conseguenze dell’aria contaminata presente all’esterno, sottovalutando o ignorando i rischi del respirare aria respirata negli spazi indoor, cioè negli spazi confinati.

Nel 2000, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha redatto il documento del “The Right to Healthy Indoor Air”, riconoscendo così l’aria indoor salubre come un diritto fondamentale per l’uomo.

Ma quando possiamo definire l’aria indoor un’aria di qualità? Quali sono gli elementi che contribuiscono ad una sensibile riduzione della qualità dell’aria indoor?

La risposta sarà nel prossimo articolo.

 

 

 

Nei luoghi di lavoro nulla è come sembra

Il rapporto tra inquinamento e salute dell’uomo negli ambienti di lavoro.

 

Il senso comune e le notizie spesso diffuse in maniera contraddittoria e fuorviante dai media, ci inducono a guardare al rapporto tra inquinamento e salute dell’uomo in maniera nebulosa, se non addirittura condizionata.

L’inquinamento assume nell’immaginario collettivo le sembianze delle grigie nuvole di fumo emesse da uno stabilimento, delle zattere di plastica galleggianti su mari e laghi una volta incontaminati, dello smog che attanaglia in una morsa le grandi città, degli sversamenti illeciti in aree protette, delle tante, troppe discariche a cielo aperto che incorniciano i centri abitati, dell’incessante rumore prodotto da mostri in metallo.

L’inquinamento è, dunque, immediatamente percepito come un fenomeno visibile, percepibile alle orecchie o all’olfatto, dimenticando, invece, come esso sia prima di tutto collegato all’aria che respiriamo, ad un elemento fisico cioè che non si tocca, non si sente e non si vede.

 

Di recente l’OMS ha denunciato come, nel mondo, per 1 morto su 4 la causa del decesso sia dovuta alla relazione quotidiana con gli inquinanti diffusi nell’aria, soprattutto in quella respirata sul posto di lavoro, dove, per ovvie ragioni, si trascorre gran parte della propria giornata.

Sono i lavoratori allora le principali ed inconsapevoli vittime di questo killer silenzioso dalla forza pandemica.

 

Sono gli impianti di condizionamento i maggiori responsabili dell’inquinamento indoor.

 

 

Questi salvifici ritrovati del progresso tecnologico, dei quali è ormai impossibile fare a meno nel periodo estivo come in quello invernale, che enormi benefici hanno apportato a chi trascorra diverse ore al giorno in uno spazio confinato, se non adeguatamente trattati possono tramutarsi in una incalcolabile minaccia per la salute.

Polveri sottili (PM10) e agenti patogeni che si riproducono per processo spontaneo e quindi inevitabile nelle condotte aerauliche, vengono costantemente liberati nell’aria di uffici e aziende che non provvedano alla puntuale e periodica verifica dello stato di salute dei loro impianti.

Malattie croniche dell’apparato respiratorio, riniti, allergie, emicranie sono solo alcune delle patologie riscontrate tra i lavoratori ed in aumento esponenziale per comparsa e cronicità.

Nel prossimo articolo di questo blog illustreremo in quali categorie si dividono gli inquinanti diffusi nell’aria e come essi agiscano ed interagiscano col nostro sistema immunitario.